ORO NELL'ARCIPELAGO TOSCANO, Annuncio di una scoperta

Articolo di Federico Pezzotta

La copertina del nuovo numero della Rivista Mineralogica Italiana

Vista della Punta del Fenaio. Sulla sinistra dell’immagine si può osservare l’affioramento di rocce termo-metamorfiche poste a contatto delle rocce monzogranitiche e intruse da un dicco microgranitico.
Foto A. Dini.

Valter Marinai (a destra) e Paolo Orlandi (a sinistra) durante il campionamento della mineralizzazione a bismuto e oro nativi. Anno 2009. Foto A. Dini.

Oro nativo, fino a 0,4 mm, incluso in bismuto nativo parzialmente alterato con quarzo. Punta del Fenaio, Isola del Giglio, Grosseto. Coll. Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa (n. catalogo 20078).
Foto C. Biagioni.

Ancora una volta il lavoro attento e competente di un appassionato di natura e minerali (Valter Marinai, di Livorno), ha permesso una scoperta che non solo permette di allargare le conoscenze scientifiche e il quadro della geodiversità delle isole dell’Arcipelago Toscano, ma anche di fare luce su un mistero del passato!

Nel nuovo numero della RIVISTA MINERALOGICA ITALIANA infatti viene divulgata la straordinaria scoperta di oro nativo, fatta alcuni anni fa, all’Isola del Giglio! In particolare, viene raccontato come nel 2006, presso la Punta del Fenaio, Valter Marinai, livornese appassionato da sempre di mineralogia e autore di varie pubblicazioni specialistiche del settore, con occhio attento e lente di ingrandimento si accorgeva come lungo la scogliera affiorasse una cospicua massa di bismuto nativo, associata alla quale, con grande sorpresa, si scorgevano pagliuzze e masserelle di oro nativo.

Fu l’inizio di una serie di studi che portarono sul posto scienziate tra i quali i mineralogisti Paolo Orlandi e Cristian Biagioni e il geochimico Andrea Dini, tutti co-autori insieme a Valter Marinai dell’articolo presente su questo numero della RMI.
Ne scaturì un primo articolo scientifico pubblicato nel 2010 (Dini e Orlandi, Atti della Società Toscana di Scienze Naturali) che tratteggiava le caratteristiche paragenetiche e geochimiche di questa manifestazione.

Questo ritrovamento offre anche la possibilità di fare luce su quanto riportato in un vecchio documento del Cinquecento, che aveva del misterioso, in cui si descrive l’estrazione di oro all’Isola del Giglio.

Giorgio di Giglio (1558), in una lettera al Granduca di Firenze Cosimo I, affermava che il cardinale Alessandro Farnese (divenuto papa Paolo III fra il 1534 e il 1549) aveva inviato suo zio sull’isola dove fece “una prova di oro e riusci de peso vinti dui carate et fecine sette verge di una libbra elluna così sene feci ogni suo bisogno […]”.
Si può stimare che furono estratti, nell’occasione, 2,4 kg di oro (Dini e Orlandi, 2010).

E’ ora possibile ipotizzare che tale quantitativo possa essere stato ottenuto da corpi mineralizzati ad alto tenore, anche volumetricamente piccoli, come appunto quello campionato e studiato presso la Punta del Fenaio.

Bismuto nativo, aggregato di cristalli lamellari parzialmente alterati inclusi nella roccia idrotermalizzata a quarzo e “adularia”. Campione di 8 × 5 × 3 cm; le dimensioni massime della massa di bismuto nativo sono di 4 × 2 cm. Punta del Fenaio, Isola del Giglio, Grosseto. Coll. V. Marinai.
Foto C. Biagioni.

Bismuto nativo, aggregato fogliaceo di 5 mm con viva lucentezza metallica. Punta del Fenaio, Isola del Giglio, Grosseto. Coll. V. Marinai.
Foto C. Biagioni.

Oro nativo, minuti aggregati dendritici fino a 0,3 mm inclusi in bismuto nativo parzialmente alterato con quarzo e “adularia”. Punta del Fenaio, Isola del Giglio, Grosseto. Coll. V. Marinai. Foto C. Biagioni.