IL MUM, UN MUSEO MINERALOGICO E GEMMOLOGICO DEDICATO A LUIGI CELLERI

Nelle pubblicazioni e negli appunti di campagna di molti celebri studiosi ed intellettuali che nel 1800 frequentavano l’Isola d’Elba per il suo immenso interesse geomineralogico, compare spesso un nome: Luigi Celleri.
Nato attorno al 1828 a S.Piero in Campo (secondo alcuni a S.Ilario), vive di piccoli lavori da muratore fino a circa trent’anni, dopodichè, la passione per i minerali prende il sopravvento e decide di cambiare vita. Conosce il celebre intellettuale e collezionista Raffaello Foresi, e da lui apprende i fondamenti per il riconoscimento dei minerali. Bista Toscanelli ce lo descrive così: “…un tipo originalissimo di popolano intelligente in ogni genere di lavoro… nell’inverno viveva al suo paesello, raccogliendo tutto ciò che poteva nel sottosuolo ricco di cristallizzazioni, ed aspettava il ritorno estivo del sor Raffaello…”.

Luigi Celleri ebbe un ruolo primario nella formazione della famosa collezione Foresi, e nell’allestimento del museo Foresi di Portoferraio realizzato nel 1873. I celebri “quattro evangelisti” esposti per la prima volta nel museo furono da lui estratti e preparati.
Intorno al 1874/75 rompe la sua collaborazione con il Foresi ed inizia a lavorare per conto di Giorgio Roster e Bista Toscanelli; fu in quegli anni che il Celleri scopre in Grotta d’Oggi, Fonte del Prete, Facciatoia, Forcioni, Prado, un numero straordinario di splendidi campioni di tormaline, berilli, pollucite, petalite, granati, zeoliti ed altri minerali. Con la morte di Bista Toscanelli, ed il successivo disinteressamento al mondo dei minerali da parte del Roster, sconvolto dalla prematura morte dell’amico Bista, inizia per il Celleri un difficile momento economico.

Qualche tempo dopo, con la nascita del nuovo museo mineralogico presso la villa napoleonica di S.Martino (per volontà ed impegno del deputato elbano Pilade del Buono), viene incaricato dal Professor Antonio D’Achiardi di dirigere le ricerche di nuovi campioni.
Muore il 21 luglio del 1900, due giorni dopo un malore durante uno scavo in Grotta d’Oggi.
Insieme al famoso mineralogista G. Von Rath dell’università di Bonn scopre la “wollastonite” a Cavoli, insieme al Roster i “quarzi gommoidi” di Palombaia;
Di grande fama per il Celleri fu sicuramente il ritrovamento di un filone in Facciatoia, ai piedi della fortezza di S.Niccolò (vicinissimo al MUM) dal quale furono estratti bellissimi campioni di tormalina rosa.

Giuseppe Tanelli, Professore Ordinario di Georisorse, Mineralogia Ambientale e Archeomineralogia presso l’Università di Firenze e primo Presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano dal 1997 al 2002, pubblicò i risultati di uno studio biografico su Luigi Celleri (1828-1900) che, oltre a risollevare l’interesse su questo eccezionale personaggio della ricerca mineralogica elbana, svelava una serie di informazioni e nuovi dettagli sulla sua vita.
Saputo del progetto di un museo mineralogico e gemmologico a San Piero in Campo, Tanelli auspicò che questo venisse intitolato a Celleri, già noto e stimato da studiosi e collezionisti dell’epoca e scopritore di moltissimi tra i più famosi campioni mineralogici elbani oggi conservati in Musei e raccolte private di tutto il mondo.
L’Amministrazione di Campo, raccogliendo questo suggerimento, nell’atto costitutivo del 27 gennaio 2014, istituiva formalmente il Museo e lo intitolava proprio a Luigi Celleri.

PERCHÉ ESISTE IL MUM

Dario Andreani, nel suo “Note di mineralogie elbana”, nel 1935 scriveva:

“La ricchezza del materiale posseduto dai Musei ha determinato una stasi anche nelle ricerche e negli studi già numerosissimi; quindi si sono diradati enormemente i ricercatori. Ma ciò che è più triste per l’Isola d’Elba è il non possedere una collezione importante entro i propri confini che avrebbe potuto attirare e interessare turisti e studiosi.”

Queste parole, scritte quasi ottant’anni fa, appaiono più che mai attuali. La citazione è una delle innumerevoli testimonianze che aiutano a dare la misura di quello che possiamo definire un vero e proprio fenomeno geologico e mineralogico: l’Isola d’Elba; se oggi l’isola è conosciuta principalmente quale meta di turismo estivo e balneare, una volta lo era per tutt’altre ragioni. Le antiche civiltà esperte nella lavorazione del rame, i greci, gli etruschi, i romani, le grandi repubbliche marinare e tutte le potenze di epoca recente e moderna conobbero e sfruttarono l’Elba per la sua straordinaria ricchezza mineraria; “Insula inexhaustis chalibum generosa metallis”, così la definiva Virgilio nell’Eneide (cap. X, v. 170). I giacimenti metalliferi del versante orientale dell’Elba erano leggendari; per secoli prima della nascita di Cristo fino agli anni ’80 da là sono stati estratti minerali utili in ferro.

Parliamo convenzionalmente di 3000 anni di estrazione del ferro. Un’attività di natura economica che generò conseguentemente un interesse di natura scientifica e collezionistica che ha pochi eguali al mondo. La fama della ricchezza mineraria dell’isola si diffuse, e negli anni in cui le scienze del settore andavano affinandosi, studiosi ed appassionati presero a considerare l’Elba come un riferimento fondamentale; ma un secondo tesoro doveva ancora essere scoperto, i minerali dei filoni pegmatitici del M.Capanne; questa parte dell’isola era prevalentemente adibita alla coltivazione della vigna, al pascolo ed alla estrazione del granito, cominciata in epoca romana e protrattasi fino ai giorni nostri.

CavaSanPiero1908

Visita alle cave di granito – SanPiero, 1908

San Piero si trova ai piedi del Monte Capanne; si tratta di una zona nota soprattutto per la ricchezza di filoni pegmatitici e tormaline (elbaiti), nonché per la presenza di cave di granito, la cui estrazione è documentata fin dai tempi dei romani.
Il MUM, con le sue collezioni consente quindi al visitatore di conoscere il territorio e le sue risorse.
Una sala del museo è dedicata al granito e alle tecniche usate per la sua estrazione e lavorazione.
Non mancano minerali del ferro, anche se buona parte della collezione è costituita da campioni di tormaline e di minerali dei filoni pegmatitici del Monte Capanne, ancora oggi oggetto di studio da parte di varie università e centri di ricerca del mondo.
Questi cristalli, chiamati dai popolani “scherzi”, sono noti a partire dalla fine del 1700; in oltre due secoli sono stati raccolti decine di migliaia di campioni, andati ad arricchire i musei di tutto il mondo e collezioni private prestigiose.
Il Museo Mineralogico Luigi Celleri nasce per poter mostrare nel luogo di origine gli splendidi cristalli del territorio di Campo, a testimoniarne l’immensa ricchezza. I campioni esposti sono in parte stati rinvenuti da alcuni appassionati collezionisti, elbani e non, a partire dai primi anni ’70 del 900 e in parte appartengono a collezioni storiche ottocentesche. Nelle vetrine sono esposti alcuni esemplari appartenenti al MUM, oggetto di recenti donazioni, e gli esemplari delle collezioni private di Federico Pezzotta, di Christian Bauer e degli eredi di Mario Navone.

NASCITA ED EVOLUZIONE DI UN POLO CULTURALE

L’idea di aprire un museo mineralogico a San Piero nasce da una discussione tra il dott. Federico Pezzotta e l’amico collezionista bavarese Klaus Virth, durante un’escursione di ricerca nel 1994. Da quell’occasione l’idea continuò a svilupparsi parallelamente con il progredire della carriera professionale di Federico Pezzotta nel campo della museologia, quale conservatore del Museo di Storia Naturale di Milano.

Dopo una mostra temporanea di campioni di S.Piero provenienti dalle collezioni del Museo di Storia Naturale di Milano e di alcuni collezionisti privati, tenutasi nella fortezza di San Niccolò nel 2009 , alla fine del 2012 si capì finalmente che l’apertura di una mostra nei locali del futuro Museo sarebbe stata possibile. Inaugurato in via sperimentale il 22 luglio 2013 e aperto definitivamente dal marzo 2014, il Museo Mineralogico comprende alcuni esemplari donati negli ultimi anni da alcuni ricercatori e dall’associazione Lithium, una selezione di campioni delle collezioni storiche del Museo di Storia Naturale di Milano, buona parte della collezione elbana di Federico Pezzotta, alcuni esemplari delle collezioni Klaus Wirth, Marco Lorenzoni e Michele degl’Innocenti, altri appartenenti al Parco Minerario dell’Isola d’Elba.

Partendo da una base già straordinaria, il Museo ha iniziato un importante percorso evolutivo. Modernamente attrezzato e trasformato in una struttura polivalente oltre che museale, vanta eccezionali punti di forza:

  • Una posizione privilegiata; il museo sorge davanti all’antica pieve romanica di San Niccolò, ad un passo dal Belvedere, punto panoramico per eccellenza di San Piero, a breve distanza rispetto ai più celebri geositi.
  • La struttura ha ambienti ampi, ricche sale ed un grande giardino, elementi fondamentali per la gestione delle molteplici proposte culturali che il Museo oggi offre.
  • È una base di partenza per numerose attività tra cui trekking, trekking con i somari, visite guidate con osservazione e raccolta di piccoli campioni, serate a tema, visite presso le cave di granito ancora attive, visite dell’antico borgo, attività di orienteering.
  • È sede di mostre temporanee; la scorsa state ha ospitato la più grande collezione esistente di stampe satiriche napoleoniche e numerose opere di artisti elbani. È in fase di realizzazione la mostra permanente del granito, doverosa opera in omaggio a San Piero e alla sua storia.
  • Ha un linguaggio ed una comunicazione interna del tutto originale e innovativa: è un museo che parla, attraverso un’efficace infografica che ricopre gran parte delle pareti, descrivendo ora la nascita di un vulcano, ora l’origine di un plutone, oppure rappresentando gli effetti delle piante medicinali presenti all’Elba sull’organismo umano, o più semplicemente evocando  frasi celebri o poesie.
  • Fanno parte integrante del Museo: una sala adibita ad attività laboratoriali rivolte in particolar modo alle scolaresche, aree dedicate ad attività pratiche quale l’osservazione con lenti da tavolo dei campioni, una sala multimediale con filmati a tema costantemente riprodotti, postazioni con touchscreen per gli approfondimenti, un grande giardino con percorsi tematici di vario genere

Questo è il MUM, un museo secondo la più moderna accezione, luogo immerso nella natura in cui  impiegare il tempo libero in numerose esperienze, stimolanti e mai banali.

LE ROCCE CHE CI SOSTENGONO

Questa nuova realtà museale, diretta propagazione del Comune senza scopo di lucro, è stata realizzata grazie a un finanziamento di circa 500.000 euro, costituito per il 60% da contributi regionali e per il 40% da risorse comunali. Tale importo è stato utilizzato per la ristrutturazione dell’edificio che lo ospita, le ex scuole di San Piero, e per gli allestimenti.

Il Museo è stato dotato di un proprio regolamento che ne definisce scopi, caratteristiche e modalità gestionali. La direzione scientifica e il ruolo di Conservatore sono stati affidati a titolo gratuito al dott. Federico Pezzotta.

Per quanto riguarda la gestione delle attività e della struttura museale, l’Amministrazione Comunale ha indetto una gara di appalto che si è conclusa nel marzo 2014 con l’assegnazione del servizio alla società cooperativa di guide escursionistiche ambientali Pelagos, realtà territoriale specializzata nel settore dell’educazione ambientale e della ricerca scientifica, escursionismo naturalistico e sportivo, turismo scolastico e sociale, con all’attivo numerose esperienze di gestione e collaborazione con il Parco Minerario dell’Isola d’Elba, con il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ed altri importanti soggetti pubblici e privati.

Il Museo, i cui lavori sono terminati a giugno 2013, è stato aperto in via sperimentale durante la scorsa stagione estiva. Da marzo 2014 il Museo ha riaperto con la gestione da parte di Pelagos, ottenendo un alto gradimento dei visitatori, a dimostrazione del grande interesse, anche da parte del turismo estivo, verso il mondo mineralogico e geologico e in generale verso l’offerta culturale del territorio.

MuseoMum Luigi Celleri MuseoMum-giuseppe-pisani-book02Minerali particolari dell'Isola d'Elba - G. Ammannati
I 5.000 elbani del Museo di Firenze - F. Millosevich
Federico Pezzotta - direttore

Federico Pezzotta – direttore